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Ma tu chi sei?

Ma tu chi sei?

Bette Ann Moskowitz

2013

Bette Ann Moskowitz, Ma tu chi sei? dal titolo originale "Do I know you?" ristampato nel 2004. Storia di una madre e di due figlie, una delle due sorelle, Bette Ann Moskowitz, decide di narrare l’esperienza dell’invecchiamento e della malattia della madre. Nasce un testo molto toccante per chi vive accanto ad una persona cara affetta dal morbo di Alzheimer.

Il libro è, dunque, una riflessione su quel che significa "mettere via" un genitore e cosa vuol dire convivere con questo tipo di realtà.


La madre decide dopo la morte del padre di trasferirsi a Miami e iniziare una nuova vita "...Quando mio padre è morto, a settantacinque anni, la mamma quasi subito si è trasferita a Miami Beach, in un piccolo monolocale affacciato sull’oceano... Nel suo palazzo viveva una vera e propria comunità di anziani, per lo più in pensione. Avevano a disposizione una biblioteca, degli spazi ricreativi, un solarium. I residenti giocavano a carte, frequentavano corsi e organizzavano feste... mia madre era una regina, rispettata e perfino adorata...".


Con il passare degli anni però iniziano a verificarsi piccoli episodi sempre più evidenti di un declino mentale, come foglietti sparsi in giro, poca cura al proprio abbigliamento o alla pulizia di casa fino a inciampi e slogatura di una caviglia.

Inizialmente decidono che è necessaria una maggiore assistenza, inserendo una donna che possa controllare e dare un aiuto alla mamma ma presto si rendono conto che questo non basta e arrivano alla dura decisione di un ricovero e poi successivamente alla permanenza in una casa di riposo "...Passo dopo passo, stiamo entrando nel mondo capovolto in cui le figlie sono madri e le madri diventano bambine...".


Il libro alterna descrizioni della struttura e problemi pratici ai dialoghi con la madre, la quale mostra spesso momenti di lucidità, in cui non sembra neppure malata e momenti di demenza assoluta.

L'argomento scelto non è di certo facile, soprattutto perché a scrivere è un familiare così legato alla persona malata per cui risulta difficile anche solo ammettere e accettare una realtà simile. Ci racconta i sensi di colpa provati, l’inadeguatezza nell’affrontare determinate situazioni, i dubbi che in tanti anni ha avuto.


"...È innaturale dire a un genitore che cosa deve fare. Riconoscere che tua madre non è più al meglio delle proprie facoltà cognitive è un sovvertimento delle regole, sleale e spaventoso come l’inferno...".


Inizia così una nuova vita per la madre e per le figlie, destinata a peggiorare, (chiunque abbia frequentato questi ambienti anche solo per un po’ conosce benissimo tempi e ritmi).

Il tempo delle visite è di un’ora a settimana, l’autrice racconta i sensi di colpa e il malessere che l’ambiente suscita, le visite da un punto di vista emotivo sono molto difficili da sostenere più per la figlia che per la madre, racconta della biancheria persa o distrutta dalla lavanderia comune, degli orari fissi, delle attività ricreative volte a rallentare l’inesorabile declino, l’attenzione è però puntata soprattutto sulla figura materna, che nel finale pare dissolversi lentamente per andare incontro alla sua sorte.


La madre appare infatti, sempre più smarrita ma la figlia cerca sempre di ritrovare qualcosa di lei, del suo passato, nel suo carattere e nei suoi comportamenti.

Attraverso la sua personale esperienza l’autrice affida al lettore un patrimonio di conoscenze molto pratiche che ha acquisito direttamente nel corso degli anni.

Al termine della sua opera Bette Ann Moskowitz commenta così il suo lavoro: "...Questo è il libro che avrei voluto leggere quando ho iniziato a vivere questa esperienza: qualcosa che mi potesse dare ciò di cui via via avevo bisogno: suggerimenti, testimonianze, rassicurazioni e sostegno...".

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