Ricordati di me
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Milo
2020
Si tratta di una storia vera dove i nomi sono inventati. Milo infatti è il gatto del dottor Elvis (il cantante che il protagonista ascolta anche quando opera), un cardiochirurgo (45 anni) che da dieci anni si occupa della madre malata di Alzheimer, sperimentando metodi anticonvenzionali dettati dalla sua natura anticonformista "...Fino a quando riuscirà ad illuminarsi con un sorriso, ad apprezzare il buon cibo, ad ascoltare con piacere la musica e ad abbracciare amorevolmente un gatto, c’è la speranza che ci sia ancora qualcosa in quella testa e che non tutto si sia perduto...".
Il libro è dedicato al fratello Claudio e inizia quando Elvis e la cognata si incontrano per spargere le sue ceneri nel luogo che lui aveva indicato: ai piedi di un grande ulivo, seduti su una panchina da dove si vede il mare, lungo una strada del comune di Imperia. Elvis non si è sentito di dire alla madre delle morte del figlio "...Perché darle una notizia tremenda di cui si dimenticherà poco dopo? Spero un giorno di riuscire a dirglielo e di tornare qui con lei...".
Nel frattempo la ricerca di una casa di riposo fallisce dopo aver visto il salone pieno di persone lasciate sole "...Non hanno diritto al rispetto che si deve a chiunque, anzi forse di più per il fatto di essersi inconsapevolmente persi? Mia madre può continuare a stare a casa sua... cerco una persona che mi aiuti... e un lavoro da farle fare che la faccia sentire utile...".
Ha 85 anni e ha lavorato tanto che ripete spesso "...Cosa devo fare?...". Così alla ricerca di qualcosa di manuale Elvis ricorda che assemblava le penne biro, quindi le propone di lavorare a pagamento.
Due gatti, Milo e Kalì le fanno compagnia. "...I gatti sono gli animali ideali per stare in una casa dove c’è un malato di Alzheimer... per dare un po' di serenità a chi ha una malattia oscura che ti porta ad isolarti e a racchiudere il tuo mondo in quattro mura...".
Elvis abita nella mansarda sopra la madre; è single, va al lavoro con una Harley Davidson; da qui il soprannome dei colleghi. Il lavoro, il buon cibo e la musica di Elvis sono le sue passioni. Da anni annota in un diario le sue esperienze di caregiver "...Prima o poi lo leggerò... forse non c’è persona più adatta di un chirurgo per capire quanto si è 3 disarmati di fronte a questa malattia... tutti i giorni prendo il cuore in mano, lo riparo e lui torna a battere, ma il cervello no...".
Il lavoro in ospedale, gli scontri con i colleghi, la vita di ogni giorno, la ex moglie che lo invita al suo matrimonio "...Perchè sono nervoso... se ami veramente qualcuno, lascialo andare... ma Oscar Wilde diceva... la bigamia è avere una moglie di troppo; la monogamia è lo stesso...".
Poi l’incontro casuale con il suo migliore amico (Giorgio), che sta facendo la fila per mangiare alla mensa dei poveri "...Come hai potuto finire così... vieni a casa mia... puoi stare quanto vuoi e smontare le penne per mamma...".
Ogni tanto i ricordi di Elvis vanno a quando la madre lo portava in Calabria al mare insieme ai fratelli. "...Guidava per 1300 chilometri senza paura... ora assembla pezzi di plastica... ma forse tutto ha un senso...".
Un sabato trascorso al pronto soccorso, dove ognuno è convinto che il suo caso sia più grave di quello vicino "...Sedersi qui dovrebbe essere una cosa da fare ogni tanto. A Londra in aereo... il mio segno zodiacale è di terra, quindi preferisco non volare... ma riesco a mangiare chips and fish...".
Poi una sera Elvis tornando a casa scopre che Giorgio ha trovato il suo diario e gli è piaciuto. Lui era uno scrittore, quindi propone di farne una storia "...Sono contento ma la storia non deve essere drammatica, deve essere come una commedia... un po' triste, ma anche con l’ironia che è sempre utile... scrivere di questa malattia mi ha aiutato ad alleggerirne il peso...".
Ma un giorno, senza motivo la madre chiede "...È da tanto tempo che non andiamo a trovare tuo fratello. Sei sicuro che sta bene? L’ultima volta che l’ho visto era dimagrito e pallido e ho pensato che non l’avrei più rivisto...". Elvis e la madre partono in camper. Lei non parla, non chiede nulla, ma arriva all’ulivo dove sono sparse le ceneri come se conoscesse la strada. Un passerotto cinguetta sulla panchina, mentre lei piange leggendo il biglietto con le volontà del figlio "...Solo in quel momento il passero, dopo qualche passaggio su di noi, vola verso le nuvole e si perde nel cielo...".
Questo libro merita una lettura attenta, anche se è scritto con una semplicità ed immediatezza che lo rendono molto gradevole. I problemi creati dall’Alzheimer sono tutti evidenziati ed affrontati con la competenza del medico, ma soprattutto con un amore infinito nei confronti di una madre.
"...Solo un figlio può assistere una madre malata di Alzheimer perché solo lui ne conosce la storia...".