Zero
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Claudio Montesi
2022
Il numero zero fu probabilmente inventato in India; infatti significava vuoto e in quella civiltà il vuoto ha un senso che in Occidente comprendiamo ancora a fatica. Così, iniziando a leggere capiamo che il nome zero "...È il più appropriato che si possa assegnare a questa malattia...".
Il libro racconta le vicende di Claudio che per diciassette anni, insieme alla sorella, assiste la madre colpita da una malattia scoperta alla fine del secolo scorso: l’Alzheimer. Nell’introduzione l’autore spiega le motivazioni che lo hanno spinto a scrivere "...Per incoraggiare molteplici famiglie che, in silenzio..." affrontano questa terribile malattia. Un tentativo di dar loro speranza, conforto e forza.
Seguono diciassette capitoli che affrontano aspetti della malattia e della sua gestione. Così nel primo, I cambiamenti comportamentali, lo scrittore descrive le avvisaglie: oggetti spostati senza motivo, il gas lasciato aperto, concordare gli orari tra i due figli per non lasciarla sola, le difficoltà di combinare lavoro e assistenza "...Non sentiamo il nuovo impegno come un dovere, ma solo un naturale tentativo di ricambiare quell’amore fatto di sacrificio e dedizione, che lei ci aveva sempre dato. Abitando in un piccolo paese delle Marche, nel 2000 era difficile trovare una badante, ma alla fine fu una compaesana che si occupò della mamma il mattino, mentre nel pomeriggio c'era Claudio...".
Il secondo capitolo, Come si è manifestata la malattia Zero, racconta della caduta durante la spesa. Seguono il consulto del medico, i sensi di colpa, l’agitazione per qualcosa di sconosciuto ed inaspettato.
Nel terzo capitolo, La visita Day Hospital, viene decritto l’intervento di diversi specialisti che sottopongono la paziente a numerosi esami. Infine la diagnosi "…Fu così che terminò quella giornata che io definii cruda e reale su ciò che la vita a volte ci riserva inaspettatamente...".
La badante Maria, è l’argomento del IV capitolo. La ricerca, il passa parola, infine la signora Maria, polacca "...La fiducia che si ha verso una persona è di fondamentale importanza per accettare ciò che ci viene offerto anche a scatola chiusa. L’amore per i fiori e la terra agevola l’inserimento nella famiglia. E, dopo un periodo di prova, Maria inizia l’assistenza...".
Il V capitolo, Quella prima passeggiata in paese, evidenzia l’adattamento tra paziente e badante "...Vedere Maria prendere per mano nostra madre mi diede un immenso senso di tranquillità...". Poi mi assalì una sensazione di lieve malinconia "...Un’indipendenza volatilizzata nel nulla, senza ritorno, divenuta per forza maggiore una dipendenza...".
Il capitolo VI si occupa dell’Invalidità e la Legge 104. Le visite, la burocrazia, il trascorrere dei mesi, l’esito positivo. Poi la legge che riconosce ai figli giorni di permesso dal lavoro e la constatazione che "...La tanta burocrazia non solo è una perdita di tempo, ma è anche portatrice di errori dovuti alla superficialità riposta nel creare queste commissioni, che nessuno coordina e controlla...".
Nel capitolo VII, La vacanza in montagna, viene descritto un periodo trascorso in Valle d’Aosta da tutta la famiglia: i due figli, Maria e la mamma che però non riconosce la casa "...Il mangiare fuori casa e il trasferirsi in un’altra casa diventava sempre di più un problema...". A mio parere credo sia meglio accontentarsi di ciò che si ha, godendone subito, piuttosto che ambire a qualcosa di più con il rischio di non goderne mai.
Il capitolo VIII, La bambola di pezza “My Doll”, riguarda "...L’attenzione che mia mamma rivolgeva a quella bambola era davvero sorprendente, poiché le apportava un cambiamento positivo di umore, del tutto inspiegabile...". Ciò che è inspiegabile, nell’essere umano diventa motivo di speranza: sperare è vivere.
Le uscite spensierate, del capitolo IX trattano di alcuni incontri con Maria, Claudio, ma anche la sorella della mamma e suo marito. Da giovani le ragazze avevano lavorato insieme nell’unico passaggio a livello del paese "...Spensierate, era l’espressione che mia sorella usava per definirle, queste scappatelle, utili perché permettevano di uscire di casa e interrompere la routine settimanale...".
Un lavoro indispensabile, è l’argomento del capitolo X "...Lo stato di "presenza assenza" manifestatosi nei primi nove anni dall’insorgere della malattia, comportava sia per la badante che per noi un impegno a tempo pieno...". Mentre "...Continuare a tenere alcune sciarpe e coperte fatte da un familiare serve a salvaguardare quel legame che esiste tra genitori e figli che non ha uguali...".
Il capitolo XI è dedicato alla Ricerca di una nuova badante. Infatti, dopo sei anni Maria smette di lavorare, quindi si rese necessario trovare un’altra persona. Non fu facile, ma alla fine accolsero una signora rumena. Anche se "...Il peggioramento delle condizioni di salute di nostra madre comportò un frequente cambio di badanti che succedettero a Maria...".
Il ricovero in ospedale, è l’argomento del XII capitolo. Nell’ottobre 2009 le condizioni della mamma peggiorano improvvisamente, quindi è necessario portarla in ospedale. Viene diagnosticata una polmonite e al capezzale si alternarono la badante e la sorella di Claudio. Le condizioni di salute migliorano.
Nel XIII capitolo si affronta La sedia a rotelle. Lavorare a maglia era l’occupazione preferita. Ma nel 2011 iniziano le difficoltà a camminare e a trovare le badanti.
Il capitolo XIV, Il mangiare era divenuto un problema, mette in luce i problemi nell’alimentazione che l’Alzheimer spesso comporta, per cui Claudio e la sorella ricorrono al sondino nasogastrico "...Entrambi sapevamo di aver fatto ciò che era giusto per nostra madre...".
Il capitolo XV si occupa dell’Aggravamento, che mette in luce le molte difficoltà di gestione a casa, tanto che "...Quella che era una comune camera da letto, divenne quasi una camera di ospedale...".
Nel capitolo XVI, L’arrivo della badante a ore, descrive il peggioramento della situazione…Fu allora che quello stato di "presenza assenza" causato dalla malattia, di nostra madre rimase solo una sua presenza fisica a letto, non riuscendo più a riconoscerci né a parlare.
Argomento dell’ultimo capitolo, il XVII, è L’ultimo giorno. Dopo 17 anni la mamma viene portata d’urgenza al pronto soccorso, ma muore. Il medico si complimenta con i due figli per quanto hanno fatto "...In quel momento particolare ha anestetizzato un po' il dolore che provavamo e ha cancellato in modo indelebile un eventuale rimorso futuro...".