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Le gratitudini

Le gratitudini

Delphine De Vigan

2019

È la storia di Michka, una donna che ha trascorso la vita prima facendo la fotografa, poi correggendo le bozze per un’importante rivista; ora lotta per trovare le parole che le servono nella quotidianità. Abitava da sola in un piccolo appartamento a Parigi con tutte le cose che le ricordavano la sua vita. Si era presa cura di una bambina (Marie) che abitava nell’appartamento sopra il suo ed era rimasta sola; l’aveva cresciuta come una madre e per questo le due donne sono ancora molto unite.


Il libro infatti inizia con le parole di Marie "...Oggi è morta una vecchia signora a cui volevo bene… lei conta molto per me... penso agli ultimi mesi... le conversazioni, i sorrisi, i silenzi. Cerco di ricostruire il giorno in cui ho capito che era cambiato qualcosa...".

Dopo aver vissuto da sola, Michka ha cominciato ad avere problemi, quindi viene ricoverata in una struttura. Qui incontra Jérome il giovane ortofonista che l’aiuta due volte a settimana a rallentare la sua decadenza con affetto e competenza.


Così il racconto prosegue a descrivere la storia di Michka, alternando pagine che riportano pensieri e riflessioni di Marie e di Jérome, i due angeli che si sono presi cura dell’ultima parte della sua vita. Quando è stata ricoverata la protagonista ha lasciato la sua casa e ha regalato tutto tranne qualche libro, foto, alcune lettere. E proprio Jérome ammette che quando conosce un anziano per la prima volta "...Mi piace vedere le loro fotografie... quando stavano ben diritti e non avevano bisogno di un sostegno... amo le loro parole smarrite, i loro silenzi... possiamo rallentare le cose, ma non fermarle...". I dialoghi tra loro per conoscersi... "...Le piacciono i vecchi?.... mi piace lavorare con i vecchi... è strano... per quel che ci resta da dire...".


Marie va a trovare Michka spesso e annota le sue reazioni "...Non manca molto alla fine senza la testa... Jérome... è bellissimo... dovresti vederlo...". Parlano degli altri pazienti; poi la richiesta di trovare le persone che avevano nascosto Michka durante la guerra (1942-45), pubblicando un annuncio sul giornale "...Non devi sperarci troppo... non abbiamo il cognome... sai aspetto un bambino... non so cosa fare...". L’anziana ricorda alla ragazza che è bello avere qualcuno per cui preoccuparsi, cosa che a lei non era successa "...Sai io non volevo famiglia, né figli... poi sei venuta tu...". Le confidenze delle due donne che si scambiano i problemi; il ragazzo di Marie che parte, nonostante il figlio che lei aspetta, Michka che la consiglia "...Dovrai prendere la soluzione da sola, senza il fidanzato... me la caverò... vuoi fare un giro fuori?...".


Intanto gli esercizi con Jérome continuano, mentre Michka nasconde le pillole per dormire, commenta le abitudini degli altri residenti, cerca di aprire le finestre con un coltello come fa un suo vicino. Marie va a trovarla spesso; la guarda mentre sonnecchia, le ricorda che l’avviso sul giornale non ha avuto risposte. Criticano la direttrice cattiva che ha scoperto la bottiglia di whisky nell’armadio "...Dobbiamo pur nascondere qualche cosetta... per essere vivi... abbiamo ancora bisogno di sentirci un po' liberi...". Intanto Jérome si accorge che Michka in poche settimane è regredita "...Sono sconfitto... conosco questo punto di non ritorno... bisogna combattere parola per parola... senza il linguaggio cosa resta?...". Spesso il ragazzo si accorge che i silenzi dell’anziana precedono ricordi o confidenze. È così che conosce il racconto di chi l’aveva salvata dopo che i genitori erano stati deportati e lei era rimasta sola. Una famiglia l’aveva ospitata per tre anni rischiando la vita per proteggerla. Intanto le visite di Marie diminuiscono per rischi della gravidanza. Però è stata sostituita dalla signora Danville, con i cioccolatini, portinaia dello stabile dove abitavano sia Michka che Marie.


Gli esercizi con Jérome, mentre affiorano i pochi ricordi dei genitori deportati e uccisi, la delusione per non trovare la famiglia che l’aveva salvata "...Si confida di rado sul passato...". Le notizie sulla madre di Marie; una giovane donna che spesso stava tutto il giorno a letto; a volte andava via per giorni e la bambina restava sola. È allora che Michka comincia ad ospitarle entrambe. Poi la madre muore e la bambina resta con chi le dava affetto e sicurezza. Le considerazioni di Jérome "...Lavoro con le parole e con il silenzio... con i ricordi scomparsi e quelli che riappaiono... con i dolori di ieri e quelli di oggi... e la paura di morire... ma quello che continua a stupirmi è... il persistere dei dolori dell’infanzia... hanno 70/80/90 anni... mi parlano di tempi preistorici... ma il dolore è sempre lì...". Le ammissioni di Michka "...Dimentico... Allora è tutto disperato...". Marie è costretta a stare a letto e telefona. La scoperta di Jérome delle pillole per dormire in una scatola "...È solo per essere... libera... non dirà niente?...". La direttrice e le confessioni di Michka; i ricordi della cugina che l’aveva adottata in Svizzera, l’aveva fatta studiare e poi era tornata in Polonia. Prima di morire era stata lei a parlarle di Nicole e Henri che l’avevano tenuta con loro come una figlia per tre anni. La direttrice che conclude "...Si sente in debito... non sarà la prima ad andarsene con un conto in sospeso... ma quando se ne andrà sarò io a deciderlo...".


Le riflessioni di Jérome "...Invecchiare è imparare a perdere... non riuscire più a camminare... chinarsi... girarsi... perdere la memoria... le parole... l'equilibrio... la nozione del tempo... perdere la testa... perdere ciò per cui hai combattuto... che pensavi di tenerti per sempre... non avere più niente da perdere...". Michka non sta bene. Jèrome la trova in poltrona e capisce che la fine sta arrivando; accetta che non c’è più niente da dire e le prende la mano "…Le parole sono scomparse... ostacoli ignoti le sbarrano il passo... non è più possibile condividere niente... cerca nel mio sguardo una via... il filo del dialogo si spezza...".


Marie chiama poco perché Michka non riesce più a rispondere; allora va a trovarla e la trova invecchiata, il corpo piccolo, le rughe più evidenti, ma lei riconosce l’amica e la sua pancia enorme la colpisce "…Mi guarda... sorride... ma io capisco che ha rinunciato... vorrei dirti grazie... senza di te non so che fine avrei fatto...". Poi un giorno un biglietto di Jèrome informa Michka che ha trovato le persone che lei stava cercando e va a conoscerle. Al ritorno nella struttura le racconta tutto e finalmente Michka conosce una verità che non ricordava più. Era stata sua mamma che, disperata, l’aveva affidata a quella famiglia che non conosceva "…Deve tenere la bambina… tornerò, ma deve prenderla oggi. Per piacere...". Ma lei non è più tornata. Quella famiglia appena conosciuta l’ha nascosta rischiando la vita. Le lacrime scorrono sul viso dell’anziana, ma Jèrome la consola confessandole che ha pianto anche lui. Poi porta l’occorrente per far scrivere a Michka alcune righe di ringraziamento a Nicole, che vive ancora in una casa di cura. Il ragazzo intanto riflette sul fatto che "...Bisognerebbe saperlo prima. Quando le persone stanno per morire... Credi sempre di avere il tempo di dire le cose, e poi all’improvviso è troppo tardi...". Infatti una mattina Michka se ne va nel sonno, il volto sereno "...Sembrava che si fosse addormentata con la certezza di non risvegliarsi...".

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