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Mara - La dialettica della speranza

Mara - La dialettica della speranza

Mark Beyle

2019

L’autore nella premessa parla di un incontro sul web con una fatina bionda che viveva in un bosco svizzero, che non aveva nemmeno trent’anni ed era affetta d’Alzheimer "...Il padre era morto suicida, il fratello era missionario laico in sud America e la madre era malata terminale... non trovai mai il coraggio di incontrarla…e la sua presenza scomparve…Il racconto che segue omaggia la sua vita...".


Il libro comincia quando Marco arriva a Trieste ed entra nel Teatro Verdi. È un famoso direttore d’orchestra, uno spirito libero, colto, con un’indole buona che non conosce l’aggressività. All’uscita dal teatro vede una "...Fresca donna pulita e presentabile di corpo e d'anima al braccio di un’anziana signora...". Era proprio Mara, la fatina bionda che lo riportava indietro negli anni. Si riconoscono, si salutano e poi si allontanano. Il giorno dopo però Marco va a trovare l’amico medico in ospedale "...Ho incontrato Mara e so della malattia...". L’amico risponde: "...È una desolata malattia... che procura la progressiva ed irreversibile degenerazione organica di tessuti cerebrali incapaci di comunicare tra loro. Ruba la memoria, la conoscenza, gli affetti... nello stato avanzato i malati raramente riconoscono i familiari... non esistono terapie e non c’è modo di prevedere lo sviluppo... non vivrà molto... ad un amico non potrei dire altro... baciala molte volte, non prenderai l’Alzheimer...". Lei lo sa? Il medico aggiunge "...Il senso della vita cercato da chi la sta perdendo non può ruotare intorno ai valori di carriera, ricchezza, ma contemplare quelli umani... la disgrazia non è morire, ma morire in una civiltà che non conosce più quei valori... a chi sta morendo bisogna far capire che sarà ricordato; solo così non morirà...".


A questo punto Marco inizia a ricordare e si rivede giovane nel suo paese in Svizzera quando aveva suonato per la prima volta l’organo nella chiesa, durante il funerale di un uomo che si era ucciso e aveva lasciato una figlia piccola: Mara. Marco decide di tornare nel paese suo e di Mara "...Passò orti coltivati, pascoli... fino alla vecchia porta casalinga scottata dal sole e dalla neve... ricorda le estati trascorse seguendo il consiglio del medico, di preferire l’aria di montagna a quella marina per curare l’asma...". In casa ritrova il suo organo e suona per giorni ricordando quando permetteva solo a Mara bambina di stargli accanto. Gli anni erano passati; lui si era sposato e aveva avuto un figlio; lei invece era rimasta nel paese con la madre. Decide di andare a trovarla nella sua vecchia casa. Pranzano, parlano, leggono insieme "...Leggo molto perché leggere significa vivere le vite altrui... la mia vita è qui nel bosco dove sono nata e dove ho sempre vissuto libera e desidero restare fino alla fine dei miei giorni... quando sei stato l’ultima volta in un bosco?... ritorna da dove sei venuto e godi delle gioie della vita...".


Marco ascolta quella donna che credeva nelle fate, nel paradiso, nella reincarnazione…Prima di venire al mondo esistevamo da qualche altra parte "...poi ci siamo incarnati perché qualcuno chiedeva il nostro intervento qui per lasciare qualcosa prima di tornare di là...". E io chi ero? Chiede Marco "...Uno dei miserabili di Victor Hugo... perché non sai sognare, perché credi solo a quello che vedi... la vita non è tutta qui. Le mattine successive i due passeggiano nei dintorni... abbi il coraggio di sconvolgere le tue abitudini... vedrai te stesso e il mondo con occhi diversi... ti sento vicino e mi sento meno sola...". Marco un uomo malato prometteva fedeltà ad un altro essere moribondo. Insieme trascorsero dieci giorni a passeggiare, cenare, leggere, parlare, riscoprendo luoghi e cose mai dimenticate. In realtà lui pensava che non sarebbe dovuto tornare dove aveva vissuto un’infanzia felice.


Poi la passeggiata sulle montagne pochi giorni prima della partenza di Marco "...È facile essere felici con un cuore arido... mentre ci vuole una vita per imparare a vivere e per tutta la sua durata bisogna imparare a morire... tu sai suonare e devi farlo per tutta la vita... mentre salivano dimenticavano i dolori e le malattie... ti amo, Marco... e ti ho sempre amato da quando eravamo ragazzi...". Mara era disposta ad accettare anche la compassione pur di rimanere con lui. Si baciano a lungo senza pensieri; tutto sembra tornato a decenni prima. Lui si rende conto che ha davanti una vita di ricordi, mentre lei dimenticherà tutto in un paio d’anni; intanto dalla cima della montagna osservano l’orizzonte. Mara tiene Marco prigioniero con le sue premure ma gli insegna anche a mettere in armonia il cuore e la ragione "...Si abbracciano... ho una moglie e un figlio... sembra tutto tornato alla normalità di decenni prima... Marco voleva salvarla per salvarsi dal vuoto della sua esistenza... donarle quello che la vita le aveva tolto. Mara sussurra... l’oggi che sta in mano tua, non lasciarlo andare aspettando un domani incerto...". Antoine de Saint-Exupéry diceva: Certo che ti farò del male. / Certo che me ne farai. / Certo che ce ne faremo / Ma questa è la condizione stessa dell’esistenza. I consigli della ragazza lo spingono a riflettere "...Preoccupati più per la tua coscienza che per la tua reputazione, perché la prima è la tua essenza e la seconda è solo il pensiero del mondo nei tuoi confronti...".

Intanto Marco cercava di spostare la partenza di giorno in giorno, ma una lettera della moglie lo fa tornare alla realtà. Mara avrebbe avuto l’aiuto dei paesani "...È crudele da parte tua tenermi attaccato al tuo destino di morte...". In effetti Marco cercava di fuggire in modo vile, e mentre lui piangeva lei lo accarezzava "...Gli affetti rimangono anche quando le persone scompaiono...". Intanto la madre di Marta muore e lei non ha più nessuno al mondo "...Volevo andarmene da sola, senza dar fastidio a nessuno….poi sei arrivato tu…e mi trasporti da una parte all’altra... vai, fra poco non ci sarò più... vado incontro alla morte felice... non sei più l’uomo di prima...". Marco ascoltava disposto a prendere tutto quello che lei poteva donargli e serbarlo nel cuore, poi rivede moglie e figlio, e gli sembra di essere nel giusto, nonostante il rimorso gli faccia pensare il contrario "...Amiamo perché sentiamo il bisogno di farlo e non per ottenere qualcosa in cambio...".


Mara diventa sempre più debole e Marco l’assiste dicendole che avrebbe vissuto ancora a lungo. Considerava l’amore come volontà di ingannare e d’essere ingannati "...Ho bisogno di te... dei tuoi racconti di fate perché sei l’unica persona a cui posso parlare del grido di una nuvola, del canto di un pensiero…e dell’amore consapevole della propria fine...". La ragazza muore a trent’anni nei primi giorni d’autunno. "...Non conosciamo cosa sia la morte e come ogni mistero ci terrorizza. Man mano che si avvicina la mente vi penetra e come un fascio di luce l’illumina poco alla volta, finchè quello che era uno spazio buio si fa visibile e diventa familiare; la morte è parte della vita...".


Questo libro non è una lettura facile perché mette a nudo pensieri, sentimenti emozioni che sono troppo profondi per essere una finzione.

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