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Idda

Idda

Michela Marzano

2020

L’ultimo libro di Michela Marzano, IDDA, (G.Einaudi Editore, Torino 2020), affronta ancora una volta rapporti, sentimenti, legami che tengono insieme o dividono famiglie e persone. La protagonista, Alessandra (detta Ale) vive a Parigi con Pierre e insegna biologia. Fuggita dalla Puglia dopo la morte prematura della madre, sono anni che non vi torna, anche se le ombre del suo passato non sono mai sparite. Proprio per questo, l’improvviso ricovero della madre di Pierre (Annie) per demenza senile, la costringe a riconsiderare la sua vita, soprattutto quella parte che, fuggendo, ha cercato di dimenticare. …La verità è che non volevo riaprire il capitolo genitori…L’avevo chiuso in Italia.. Ma quando deve svuotare la casa della suocera, oggetti, foto, ricordi di ogni genere le fanno conoscere Annie, un’efficiente segretaria degli anni cinquanta. L’amore per il marito e il figlio Pierre, l’amica Charlotte, l’infanzia, i sogni, le delusioni, la legano sempre più a questa donna (idda= ella) che stranamente la riporta alla sua terra, all’infanzia, ai ricordi, alla famiglia….Ho capito che grazie a lei posso capire meglio me stessa…Devo tornare a casa mia con te… Così insieme a Pierre ritrova, dopo tredici anni, quella terra calda e arida dove tutto è cominciato, e dove tutto può ricominciare. Solo qui Alessandra, dopo aver messo a nudo le sue ombre, i suoi sentimenti, i suoi rancori, sarà finalmente in grado di apprezzare appieno la vita e l’amore di Pierre "...Nella vita i conti non tornano mai: si balbetta e si va avanti a tentoni, talvolta si frana e non ci si rialza, talvolta si ha la fortuna di poter ricominciare da capo...".


Questo è un libro che si legge piacevolmente per lo stile scorrevole che resta tale anche nei passaggi più difficili e intensi.


La narrazione inizia con la demenza di Annie "...Chi se l’aspettava... è troppo doloroso per un figlio assistere allo sfacelo della madre senza poter far nulla... c’è bisogno di tempo per accettare... Pierre soffre e io non sono in grado di aiutarlo... ma lui la sua mamma ce l’ha ancora...". Il presente fa riaffiorare i sentimenti più nascosti di Ale. "...La casa da svuotare, il disordine dappertutto... ho voglia di andare via... Annie non è mia madre... ma Pierre si fida di me. Al di là di ciò che accade nel cervello, che cosa rimane di noi quando perdiamo la memoria? Chi siamo quando i ricordi svaniscono uno dopo l’altro?... Ho bisogno di capire cosa resta di lei... che non si riconosce nella foto... e non ricorda il marito che le scriveva: Il nostro amore ha portato intimità, dolcezza, unioni di intenti e di passione Pierre i tuoi si amavano...".

Anche Pierre e Ale si amano ma non parlano quasi mai del loro passato; l’importante per loro è il presente, che però rimane il frutto del passato. Nelle carte di Annie si leggono le guerre, le privazioni, la fame. "...Potrei conoscerla per capire meglio Pierre...".


Il libro va avanti alternando la vita di Annie da giovane, i problemi della malattia, le reazioni di Pierre, ai ricordi, i dubbi, i vuoti di Ale che la spingono a tornare in Puglia. Vuole capire, chiarire tanti perché. Perché sua madre è morta in un incidente causato dal padre ubriaco, perché suo padre si era trasformato tanto "...prima sorrideva sempre...", perché zia Filomena era così acida nei confronti di sua madre.


L’aereo da Orly arriva a Fiumicino e un altro li sbarca a Brindisi; da qui Ale e Pierre attraversano in macchina le campagne pugliesi. Gli ulivi antichi e contorti. "...Sono molto belli, ma non è meglio che avvisiamo tuo padre e tua zia che stiamo per arrivare?... non voglio avvisarli... in fondo è anche casa mia... grazie Pierre... se non ci fossi tu sarei già tornata indietro...".


Poi l’incontro con la zia e la voglia di rivedere il padre. La grande casa chiusa a metà, le stanze disabitate, l’enorme cucina. "...Ci sono troppe cose da vedere... da mostrare a Pierre... ora devo vedere mio padre... questa cosa devo farla da sola... perché sono tornata?... devo capire... sono in piedi dietro la porta di mio padre... non riesco a bussare... volevo guardarlo negli occhi e dirgli che stavo bene lontana da casa... Mio padre è steso sul letto, attaccato ad una flebo... ora che lo vedo invecchiato, fragilissimo, provo una tenerezza inaspettata. Da quando tempo non tornavi?... mi sei mancata moltissimo. Volevo dirgli da anni: Hai ammazzato mamma, quella sera avevi bevuto troppo... come funziona la memoria?... è strana, selettiva, intenzionale, inconscia... va e viene come meglio crede... spesso sono le cose non dette che avvelenano la vita... ci sono episodi che non passano mai, altri che fanno finta di sparire e invece continuano a condizionarci. Ricordi ingarbugliati che all’improvviso riappaiono, immagini e parole che riaffiorano a casaccio, prima di essere nuovamente avvolte nell'oblio...".


Durante il duro scontro con la zia Filomena e il padre emergono verità che Ale non conosceva; i tentativi di suoi genitori per trovare l’acqua e migliorare quelle terre aride; il fallimento di tutte le loro speranze, seguito dall’alcolismo di lui e dalla troppa compassione di lei "...Poi le riflessioni di Ale: Che ne so delle difficoltà che ha attraversato... e le lacrime scendono improvvise...".


Poi la visita al cimitero, la corsa tra i filari di uva. "...Respiro quell’aria di casa e sono felice... per alcuni istanti ho la sensazione di essere tornata indietro nel tempo... papà sorrideva sempre prima che tutto andasse a rotoli. Ricordo mamma che diceva: c'è sempre una soluzione se i problemi si affrontano insieme... e papà ribatteva: siamo rovinati... mamma diceva: non bere, ti fa male... e papà: lasciami in pace, vattene...". Alessandra ha così realizzato che l’idea di rivoluzionare la cultura dell’uva era un progetto di entrambi i genitori; quando è fallito il padre non ha saputo gestire la sua frustrazione ed è passato dall’amore all’odio verso la moglie.


"...Cos’è successo quella sera papà? Ero ubriaco e ce l'avevo con tua madre che non aveva fatto nulla. È stato come se la sua presenza fosse diventata la prova del mio fallimento... perdonami... non sono riuscito a credere in me stesso, né a fidarmi del mio amore per tua madre...".


Alessandra ha finalmente capito e perdonato. "...Nemmeno la persona che amiamo può ripagarci dai torti dell’esistenza... ci sono cose che non possono essere spiegate... ma ci sono anche cose che dovrebbero sempre essere dette... pure quando si è certi di non essere capiti. Altrimenti pian piano ci si allontana... e persino l’amore più grande viene consumato dall’indifferenza...".

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